Questa sera su La7 va in scena Marco Paolini.

Lui ci piace, gia lo abbiamo detto e ripetuto più volte, lo seguiamo ormai da anni e sul nostro blog ne abbiamo declamato qualità e virtù.

Dopo aver letto questo articolo vedi anche: Marco Paolini uno di noi>> 
e i video di:
Aprile ’74 e ’75>>

Lui è un artista vero che non si piega alle moderne logiche “mediatiche”. Si impone, piace alla gente senza “snaturalizzarsi”. Come dire, l’Italia non è tutta grande fratello, veline sculettanti, nostalgici baudodipendenti, adepti del costanzismo show, etc. etc.

L’Italia è anche quella di Marco Paolini, quella del rugby, quella vera. Uno show di Paolini è un momento bello ed autentico come lo può essere una bella cena di famiglia, è come una camminata in montagna, aria pura lontano dallo smog.

Ma cosa andrà in scena questa sera? Questa sera vedremo “Album d’Aprile”, un’evoluzione del gia noto “Aprile ’74 e ‘75” , un completamento. Allo spettacolo gia noto, che va in scena con grande successo da quasi 15 anni, Paolini ha aggiunto un “prologo”, ha scelto di svelarci meglio i personaggi, ci fa entrare nella loro vita delineandone meglio la connotazione umana e sociale.

Con gli interventi di completamento delle sceneggiatura potremo entrare meglio nell’atmosfera del “bar della Jole” e scoprire le motivazioni che portano il gruppo di ragazzotti descritti a migrare dal campo da calcio e dal “zogar al balòn” al campo da rugby.

Album d’Aprile ci parla degli anni ’70 ma non è la celebrazione di quegli anni e nemmeno un racconto generazionale. Per Poalini gli anni ’70 sono un periodo estremamente interessante, come dice lui sono “un’opportunità mancata” ma non sono l’età dell’oro, per lui (e noi siamo d’accordo) ciò che conta è il qui ed ora. Gli anni ’70 sono l’espediente per raccontare la politica vissuta nel quotidiano, per immergersi nella realtà quella vera fatta di carne ed ossa. Paolini indaga nel passato per parlarci del presente e ci offre nuove motivazioni.

Noi dobbiamo dirlo guardando Paolini un po’ di nostalgia l’abbiamo, non nostalgia del periodo storico-politico ma nostalgia di quell’atmosfera dolce che permeava l’Italia in quegli anni, nostalgia della provincia italiana di allora. Oggi anche la Provincia è stata raggiunta da certe forme mentali tipiche della città, dall’arrivismo, dall’individualismo, dal materialismo. Paolini, a nostro avviso, ci invita a lottare per non perdere quanto di buono c’è rimasto e per riscoprire dentro di noi quella forza e quei valori necessari per un cambiamento positivo. Per una rivoluzione umana e pacifica che parta dal basso, che parta  dall’interno. Paolini, a nostro avviso, ci invita a non delegare tutto ai politici di professione, ci invita a partecipare ognuno secondo le proprie capacità e peculiarità, partendo dall’immediato, partendo da noi.  In  una bella intervista apparsa su blogosfere questa mattina leggiamo: <<È di nuovo una sfida: vedere se son di nuovo capace di mettermi la maglia, se le scarpe vanno ancora bene. In questo canovaccio io racconto gli anni Settanta per prenderli in giro. Non faccio memorie agiografiche, non ho un pedigree da difendere. La politica di cui parlo la prendo per il culo con affetto. E non è satira, vorrebbe essere piuttosto uno scherzo ironico con cui cerco di salvare il bambino mentre butto l’acqua sporca. Forse è un po’ monicelliano. Ecco, “Aprile” è più vicino ad “Amici miei” che a “La meglio gioventù”. Non volevo fare dell’iconografia>>. Leggi l’Intervista su Blogosfere Rugby 1832

Maco Paolini: uno di noi

Nel suo articolo sul GIornale il giornalista Cristiano Gatti afferma: << Confesso in tutta lealtà che sono di parte: nel ramo artisti da palcoscenico, Paolini sta in cima alle preferenze. Sta con i Benigni, con i Bergonzoni, con i Brachetti. Ciascuno a modo suo. Tutti quanti baciati smaccatamente dal genio.>> Verò, un passaggio questo che sintetizza in modo perfetto la grandezza di Paolini. Vi invito a leggere l’articolo. Io aggiungo un altro aspetto: Paolini è uno che non si piega. E’ difficile vederlo in TV, ogni tanto riusciamo ad assaporarlo su Rai Tre o su La7, le tv che personalmente preferisco ma che aime hanno un audience molto, molto lontana da quanto segnano le ammiraglie RaiUno e Canale5. Perché i dirigenti delle emittenti si ostinano a non voler far passare in prima serata, sulle emittenti più importanti, prodotti di qualità e di elevato spessore culturale e sociale?

Forse perché le indagini di mercato indicano gli italiani come una massa informe priva di coscienza e con livello culturale medio-basso? Forse si, considerato ciò che certi politici si stanno permettendo in questi giorni.
Ma poi, ad un’analisi più attenta, scopriamo che gli ascolti delle grandi emittente scendono, lentamente ma scendono, e che gli italiani diventano consumatori sempre più attenti e che spesso preferiscono Internet alla TV. Pensate solo che Benigni in primaserata ha fatto quasi 10 milioni di telespettatori (è molto) ma poi lo hanno buttato in seconda serata (perchè?). Esistono schemi sinottici di Eurisko e Piepoli che denotano come la TV tradizionale sia oramai più ad uso di anziani, pensionati e delle poche massaie di Voghera ormai rimaste. Perché i direttori di rete si rifiutino di dare spazio ai grandi gia lo abbiamo spiegato nell’articolo “Quando il Rugby intacca il sistema”. Ora in queste poche righe ciò che più ci interessa è unirci a Cristiano Gatti nel suo elogio volutamente fazioso a Paolini. Marco Paolini è uno che studia, fa ricerche molto approfondite prima di costruire uno spettacolo. Nel suo lavoro ci mette militanza politica, non politica di partito ma nel senso più alto del termine. Lui mette in scena se stesso, si espone, mostra il petto a ciò che c’è di più negativo nella società moderna. Si rifiuta di concepire uno spettacolo culturale solo come un lavoro grazie al quale mantenere la famiglia. IL suo modo di lavorare costa molta fatica, i risultati economici arrivano solo dopo molti anni di “fame” (come si dice nell’ambiente televisivo) e non si diventa mai ricchi (ormai obiettivo principale della maggior parte degli italiani). Lui no si piega e mantiene un profilo alto, uno stile proprio, fatto di essenzialità, intelligenza e capacità di analisi. Guardate la regia televisiva che confeziona i suoi programmi tv. Utilizza una tecnologia scarna, telecamere economiche, poche luci, tutto è essenziale. Quasi non volesse sovrastare i contenuti con la forma. Per lui la forma viene dopo, ciò che conta è il messaggio, ma quale messaggio? Quando Paolini recita è come se ci dicesse in continuazione: “svegliatevi”, alzatevi e date il massimo. Non fatevi scoraggiare dai poteri forti, non fatevi comprare dall’economia selvaggia e “disumanizzante”. “Riumanizzatevi”, tornate ad essere uomini e abbandonate lo status di “utenti” e “consumatori”. Smettetela di comportarvi come carne da macello e tornate ad usare la testa! Paolini rappresenta l’Italia umana, quella che sta per scomparire, quella dei nostri nonni, di quando i rapporti umani potevano anche essere tesi e poco eruditi ma comunque sempre reali, veri, autentici. Non come oggi, solo in questi giorni, nel parlamento italiano abbiamo avuto uno spettacol0o antitetico a quanto Paolini propone, uno spettacolo triste che si è consumato con l’ultimo colpo di scena: la lettura di una delle più belle poesie del grande Pablo Neruda (vedi il video). Come se questo sistema volesse a tutti i costi macinare tutto ciò che c’è di più bello. Perchè è proprio così il sistema televisivo che no nci piace macina, ingloba, mastica e sputa. Pensate un attimo anche Beppe Grillo, può non piacere (in molti lo ritengono populista, noi non entriamo nel merito) ma guardate che non è un caso se nelle tv nazionali sono sempre più presenti gli imiatori di Grillo, lo si vuole cannibalizzare. Le grandi emittenti televisive non fanno mai nulla per caso, ogni “cosa” prodotta è frutto di precise strategie. Per fortuna ci sono uomini come Marco Paolini, per fottuna c’è il rugby, per fortuna c’è Internet.
VEDI UNA PARTE DELLO SPETTACOLO: Aprile ’74 e ’75 CLICCA QUI
Leggi anche l’articolo: Marco Paolini il Rugby Che ci Piace >>
OPS, ed oggi ci scappa pure questo link (clicca qui, scusatemi)

Informazione integrativa. Da chi è composto il consiglio di amministrazione di Auditel? Eccovi il consiglio di amministrazione:

Mario Preve

UPA (inserzionisti RAI-Mediaset)
Valeria Monti UPA
Ruggero Ariotti UPA
Valter Hartsarich Assap (come per UPA)
Marco Testa Assap
Claudio Breno UNICOM
Francesco De Domenico RAI
Carlo Nardello RAI
Giancarlo Leone RAI
Mario Bianchi RAI
Rubens Esposito RAI
Claudio Cappon RAI
Filippo Rebecchini FRT
Giuliano Adreani RTI GRUPPO MEDIASET
Luigi Colombo RTI GRUPPO MEDIASET
Alessandro Salem RTI GRUPPO MEDIASET
Marco Paolini RTI GRUPPO MEDIASET
Antonio Campo Dall’Orto LA 7

il rugby che ci piace: Marco Paolini

Dopo l’articolo di ieri sul nuovo Ct del Sud Africa come simbolo di un lungo processo verso la diffusione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani oggi torniamo a parlare del rugby che ci pice, quello di valore, quello che insegna a crescere nella vita e nella società ancor prima che sul campo.

Lo facciamo parlando di Marco Paolini un attore comico/drammatico che torna su La7 con “Album d’aprile”.  

Un’anticipazione di questo spettacolo la potete vedere in questo filmato [clicca qui] presente sul nostro blog sin dalla sua apertura.

La versione integrale di “Album d’Aprile” andrà in onda il 2 febbraio alle 21,30, in occasione del campionato di rugby «Sei Nazioni» su La7.

Lo spettacolo, ripreso in diretta da uno spazio per concerti, il Fillmore di Cortemaggiore in provincia di Piacenza, avrà le musiche di Lorenzo Monguzzi (dei Mercanti di Liquori).

Album d’aprile appare per la prima volta nel ‘95. Sembra avere per argomento il rugby e la vita che si sviluppa tra il campo di gioco e la piazza. In realtà parla di crescita, di politica, della pulsione a cambiare il mondo. E cambiare, per Nicola e i suoi amici, significa soprattutto fare politica, magari in modo confuso e senza arrivare ad un risultato. Alla vigilia dell’esame di maturità, Nicola forse sa che «la società perfetta» non esiste, ma guai rassegnarsi, guai abbandonare la spinta. Il racconto è intrecciato di storie vere di sport, di bar, di piazza.

Consiglio del giorno: guardate il video di Colin Meads [clicca qui] Rugby di altri tempi, un giocatore degli All Blacks che, tra le altre cose, ha disputato una partita con un braccio rotto!! follie di altri tempi…

 Appuntamento quindi su La7 il 2 febbraio alle 21e30.